Selleria Pariani è stata testimone di un evento il cui significato va ben oltre quello sportivo.
Nella Siria dilaniata dalla guerra e ormai da anni al centro di cronache orribili, è stato organizzato un concorso ippico internazionale che è stato molto più di un incontro tra atleti. Impegnarsi per dare vita a un evento sportivo in un Paese che sta vivendo un momento così difficile è un tentativo di ricreare una normalità in cui popoli diversi celebrino insieme una passione comune, in questo caso quella per il cavallo. Far rinascere un appuntamento che prima della guerra era motivo di orgoglio per il Paese e polo d’attrazione per il mondo del cavallo nel Medio Oriente significa voler riaccendere una speranza per un futuro che sia fatto di normalità.
Riaccendere, nel caso del Al-Wafa International Show Jumping Championship CSI1* che si è tenuto a in Siria a fine marzo, è la parola giusta visto che questo concorso ha una lunga storia. La prima edizione dell’internazionale era stata disputata nel 1997 e da quel primo anno era cresciuta sempre più arrivando alla qualifica di CSI4*. Negli anni il concorso, dedicato al cavaliere siriano Bassel Al Assad, era diventato una classica e per il 2011 era in programma di alzarne ulteriormente il livello fino a farne un 5*. In quell’anno però si è dovuto interrompere tutto e solo questa primavera il comitato organizzatore è stato in grado di far rinascere l’evento. Si riparte da un CSI1*, ma ovviamente il progetto è di riportarlo agli antichi fasti e se possibile oltre.
L’Italia ha avuto un posto speciale in quella che si spera sia solo la prima di tante edizioni future: diverse aziende del Made in Italy famose nel mondo come appunto Selleria Pariani, Razza Pura, Stivaleria Parlanti e Kask, sono state invitate in rappresentanza dell’eccellenza del nostro artigianato.
L’Italia, rappresentata da Jerry Smith, ha accettato l’invito della federazione siriana per partecipare all’evento sportivo insieme a Iran, Giordania, Libano e Bulgaria – presente anche il team di casa con una nutrita compagine di cavalieri. L’atmosfera del concorso sapeva di speranza e di futuro. Chissà che davvero in pochi anni questo CSI non possa tornare grande. Significherebbe che il Paese ha di nuovo il tempo di concentrarsi non più su qualcosa che divide, ma su qualcosa che unisce, come lo sport.