Nel 1903 in corso Vittorio Emanuele 39, a due passi dal Duomo di Milano, c’era “Mode Pariani, Biancheria confezionata su misura, camicie, cravatte e guanti. Articoli inglesi”. Così dicevano le scritte in bella mostra sopra le vetrine.
Stilista e proprietario era Adolfo Pariani, un signore tutto d’un pezzo, affabile ma mai troppo confidenziale, gentile ma distaccato, dal vero aplomb anglosassone. Per carattere e magari anche perché trattare allora “articoli inglesi” richiedeva uno stile misurato. Tra le cose che importava, anche alcuni finimenti pregiati, qualche sella che Ufficiali di stanza a Milano e nobiluomini che frequentavano le cacce a cavallo de la Milanese, non smettevano di ammirare. Allora in circolazione c’erano piccoli sellai che producevano selle in serie per l’esercito, indubbiamente il miglior cliente, con qualche ritocco in più per le selle dei marescialli e dei più alti in grado. La mecca della sella di qualità si trovava esclusivamente oltre Manica.
In quegli anni Federico Caprilli, Ufficiale di Cavalleria, a Pinerolo stava mettendo a punto un nuovo sistema per montare a cavallo. Il cavaliere, in sintesi, per agevolare il cavallo nel salto, doveva accorciare la staffatura, sollevarsi e portare, tese ma tenute più corte, le redini in avanti durante la parabola. Doveva insomma seguire, assecondare il gesto atletico del cavallo. Cosa per niente facile da fare su una cosiddetta sella inglese, come era definita ogni sella che veniva da oltre confine, e, men che meno, su una rustica sella da truppa.
Fare guanti, cucire minuziosamente il cuoio sottile, era arte delicata. Pariani aveva gli artigiani giusti. A questo andava aggiunta l’insistenza di clienti/amici, gente di tono che montava a cavallo e comprava da lui capi d’abbigliamento firmati e accessori inglesi. “Perché, signor Adolfo, non prova a far selle e finimenti anche lei?” Pariani intuisce le potenzialità dello stile di monta caprilliano, uno stile che, per rendere alla perfezione, ha anche bisogno di una sella speciale, adatta al cavallo ma pure ai cambiamenti anche drastici di assetto che il cavaliere deve fare.
Nessuno ci stava pensando. Pariani lo fece. E puntò dritto ad avere la consulenza migliore, quello delle stesso Caprilli. Il capitano livornese, poi scomparso a 39 anni, nel 1907, per una banale caduta da cavallo, diede all’illustre artigiano milanese tutte quelle indicazioni utili a fare una sella perfettamente corrispondente alle nuove esigenze. Nacque così il modello Pinerolo, dalla cittadina piemontese sede della famosa Scuola di Cavalleria, e mai nome fu più adeguato. La innovativa sella aveva quartieri più corti e slanciati in avanti e appoggi applicati sopra i quartieri stessi.
Il 2 novembre del 1903, stesso anno in cui i fratelli americani Wilbur e Orville Wright costruiscono un aereo a motore e volano per 206 metri rivoluzionando il mondo, a Milano venne inaugurata ufficialmente la selleria con un primo prodotto che avrebbe subito fatto grandi conquiste.
Quale miglior pubblicità di un cliente – specie se illustre – contento? Caprilli fu entusiasta della sella e con lui tutti gli ufficiali del suo entourage e tutti i vecchi clienti di corso Vittorio Emanuele, cacciatori a cavallo e nobili che fossero. Tutta gente, specie i militari, che andava a montare anche in altre città, in posti a volte lontani. Così il nome dell’innovativo sellaio si diffuse rapidamente.